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LA BLOCKCHAIN NEL SETTORE VITIVINICOLO: UNA RICERCA FIRMATA ESSEDIELLE

essedielle è lieta di presentare lo studio di ricerca dal nome “Blockchain Impacts on Wine Supply Chain”, condotta dalla Dott.ssa Martina De Luca e in collaborazione con essedielle.

La ricerca parte dal presupposto che la digitalizzazione sta assumendo sempre di più un ruolo fondamentale per le imprese che vogliono sopravvivere, specialmente dopo la pandemia. Questa tendenza è vera soprattutto per il settore vitivinicolo, che è molto indietro rispetto ad altri comparti sotto questo punto di vista.

Dall’analisi dei dati di settore infatti è emerso che l’Italia, nonostante sia la prima nazione per produzione di vino, è seconda per valore  a livello di export. Le regioni italiane che ottengono i risultati migliori in termini di commercio internazionale sono solo cinque, mentre le altre quindici costituiscono poco più del 13% dell’export nazionale di vini. Tra i vari motivi alla base di questo divario vi è proprio la mancanza di attenzione nei confronti di tematiche importanti come la comunicazione.

Proprio in questo contesto la digitalizzazione diventa fondamentale, perché spesso è legata anche a migliori strategie di marketing, permettendo di raggiungere più facilmente il consumatore estero e far conoscere la propria azienda.

Fra le nuove tecnologie si annovera la Blockchain. Grazie a questa, infatti, è possibile raccogliere tutta la documentazione aziendale (ad esempio documenti di trasporto, test di laboratorio e certificazioni) e caricarla su una specifica piattaforma, rendendo queste informazioni trasparenti, pubbliche e non più modificabili. Non solo: attraverso la blockchain si può creare uno storytelling con cui la storia della marca e della singola bottiglia di vino vengono condivise con il consumatore finale.

Per capire al meglio come questo processo possa essere concretamente realizzato, possiamo pensare ad un semplice QR code (o codice a barre o magari un microchip presente nel tappo della bottiglia). 

Dalla lettura si avrà accesso a tutta una serie di informazioni, che vanno dal luogo di produzione alle caratteristiche del suolo, dalle informazioni sul terreno di produzione, passando per il numero di bottiglie prodotte. 

Tuttavia, un limite nell’applicazione di queste tecnologie è legato alla credenza per cui le piccole e medie imprese – di cui il settore vitivinicolo italiano è costellato – non possano permettersi di investire in tali tecnologie perché ritenute poco accessibili e il cui ritorno è difficile da stimare. 

L’obiettivo di questo studio è quindi quello di dimostrare come l’implementazione della tecnologia blockchain possa essere un ottimo strumento per le cantine medio-piccole per farsi conoscere all’estero e quindi aumentare le vendite.