Processo di lavorazione della gomma arabica essedielle

Negli anni essedielle ha cercato di affinare il processo di lavorazione della gomma arabica, con l’obiettivo fondamentale di non stravolgerne le sue qualità e offrire ai clienti un prodotto naturale e di alta qualità.

essedielle e gomma arabica: una storia lunga 30 anni

essedielle tratta la gomma arabica da oltre 30 anni. Inizialmente non veniva prodotta internamente, ma si forniva ai clienti il prodotto finito di un altro produttore. Tuttavia, dopo qualche anno, è diventato necessario trattare internamente la materia prima per avvicinarla sempre più alle esigenze dei nostri clienti. Così, nel 1994, è iniziata una fase di test iniziali sia nei nostri laboratori che nella divisione dedicata alla produzione. Così, dopo numerose prove tecniche e qualitative, si è giunti alla creazione del primo marchio di gomma arabica firmato da essedielle: Stabigum®.

Prima pubblicità della gamma Stabigum, 1999

Visto l’entusiasmo della nostra clientela per questo prodotto, le prove tecniche non si sono più arrestate: negli anni successivi il focus è stato quello di perfezionare il processo produttivo e di acquisire macchinari e attrezzature di produzione all’avanguardia. Nel corso degli anni, infatti, sono nate altre gomme arabiche essedielle, tra cui Complex Gum®, altro prodotto molto amato dai nostri clienti.
Pubblicità Complex Gum, 2015

Il processo di lavorazione essedielle

Importiamo la materia grezza direttamente dai paesi produttori e da importatori affidabili: infatti, la buona riuscita del prodotto finale dipende soprattutto dalla qualità della materia prima che arriva nei nostri laboratori. La selezione dei nostri fornitori è stata sempre ben ponderata, proprio per questo motivo. La scelta degli importatori viene fatta anche per supportare le realtà del luogo d’origine e per supportarne la produzione.

In ogni caso, prima di avviare il processo di trasformazione, la gomma viene controllata scrupolosamente affinchè rispetti non solo i controlli qualitativi e tecnologici, ma soprattutto i parametri di legge sulla sicurezza chimica, fisica e microbiologica.

La prima fase è lo scioglimento in acqua fredda, processo che richiede una attrezzatura dedicata e molto più tempo rispetto all’applicazione di acqua calda, ma permette alla gomma di evitare ossidazioni, preservando quanto più possibile tutte le qualità della materia prima.

Dopo un periodo di fermo in serbatoio per permettere alle particelle più grossolane di precipitare, le fasi successive consistono nell’applicare filtrazioni sequenziali a micrometrie decrescenti.

Arrivati a questo punto ci si trova di fronte ad un principale bivio nella catena di produzione: le gomme cosiddette a “catena lunga”, ovvero quelle provenienti dalla cultivar acacia Senegal, sono arrivate a fine ciclo produttivo e, previ controlli analitici ed approvazione, vengono infustate nei diversi formati.

La lavorazione invece continua per le gomme a “catena corta”: infatti la gomma arabica che proviene da acacia Seyal procede la sua trasformazione attraverso un impianto a resine, che provvede, oltre alla rottura delle catene polimeriche, anche alla demetallizzazione e decolorazione della gomma. Quest’ultimo è un procedimento completamente automatizzato, che prosegue con ulteriori filtrazioni che arrivano ad una micrometria finale di 0,1 µ. Questo permette alla gomma arabica di non essere intasante quando aggiunta nel vino, permettendone l’utilizzo in qualsiasi fase, prima o dopo la filtrazione finale pre-imbottigliamento.

Tutte le fasi, dalla materia prima al prodotto finito, sono affiancate dal laboratorio di analisi interno, per garantire, sempre in un’ottica meno invasiva possibile sulla preziosa materia prima, anche una costanza di caratteristiche e qualità invariata negli anni.